Il Saar rosso e la fuga dei Sir

Questo non è il Saar, questo è un genocidio.

Tutto ebbe inizio quando lo sciamano Nur perse il suo potere perché si sentiva improvvisamente vecchio e stanco. Si ritirava in una capanna e si faceva vedere solo raramente al Nuur Rosso e solo quando lo accompagnavo. Le pietre già da tempo avevano smesso di parlare.

Era salito in alto lo sciamano che si faceva chiamare Sar e che sosteneva di parlare col Saar rosso. Questo era una specie di dragone o rettile che vigilava su questo Nuur e che sosteneva che noi Sard fossimo superiori a tutte le altre razze. Il suo odio si indirizzava particolarmente verso gli stellari. La sua fame di morte e di sacrifici aveva intossicato la nostra popolazione.

Il cuore mio e di Nur si agghiacciarono quando videro quello spettacolo tremendo.

Il fratello Aleph di Arturo era stato sacrificato dentro la sala delle cerimonie. Il suo corpo privo di vita era stato completamente dissanguato. Il cuore era stato levato e bruciato in un fuoco ed era stato appeso a testa in giù.

Non osammo rimuovere il cadavere e ricordammo le terribili parole dello sciamano Sar.

“L’ingresso ai luoghi sacri è vietato agli stellari. I luoghi sacri sono riservati ai Sard. Gli stellari sono obbligati a vivere nelle grotte o dove non arriva la luce del sole”.

Venivano organizzate delle spedizioni per uccidere gli stellari, anche solo per noia. Ma in breve tempo divenne un genocidio che nessuno poteva contrastare.

Andavamo a trovare gli stellari di nascosto, portando cibo e conforto. Ma loro erano terrorizzati dai Sard e volevano tornare nelle loro stelle.

Volendo avrebbero potuto uccidere i Sard. Erano dieci volte più forti fisicamente ma non reagirono mai alle violenze.

Quel giorno fu il più triste quando le sorelle e i fratelli Sîr decisero di tornare nel loro pianeta.

Una grande astronave nella notte riempì il cielo di azzurro mentre il cuore mio e di Nur tremavano per quella separazione.

Sentimmo il peso di mille vite gravare sulle nostre spalle e i ricordi piacevoli appartenevano al passato perché il tempo aveva finito di scorrere in maniera circolare e andava avanti in maniera inesorabile.

Il Comandante scese sulla terra e abbracciò Nur. Il tempo era giunto, i nostri volti erano pieni di lacrime. Chissà cosa avrebbe pensato Tara che sapevamo sola nel Nuur bianco ormai semi distrutto. Non aveva avuto neanche la possibilità di salutarli.

In un lampo l’astronave scomparve nel cielo. Si udì un boato dalle tenebre dello spazio poi il nulla.

Andammo nella loro grotta per vedere se avevano dimenticato qualcosa. Ma nulla, era come se non ci fossero mai stati. Ci fermammo lì pensando che anche per noi fosse giunto il tempo di andare.

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