Il viaggio nel nuur dei Saar

Quando sono dentro il Saar non vorrei essere nessun altro. Nessuno qui può farlo al posto mio.

La mattina ci colse con raggi di luce gentili. A tutti sembrava normale essere lì, a cielo aperto come non avevamo mai fatto. Gli uccellini intonavano melodie gentili. Improvvisamente ognuno poteva leggere nella mente dell’altro.
Era come, seppur ancora individui separati formassimo una grande unità ed era questo che ci chiedeva il Saar, la Stella.
In maniera spontanea ci prendemmo per mano e formammo un cerchio enorme intorno alla costruzione Saar che brillava quella mattina di riflessi dorati e azzurrini.
Ci muovevamo ritmicamente come se quel cerchio ruotasse, orbitasse intorno al Saar.
La loro voce iniziò a parlarci e sentivamo un’onda di piacevole energia, un tepore che ci faceva tremare e andare in estasi.
Così lentamente il cerchio si sciolse e ci muovemmo in fila ordinata dentro il Nuur, io precedevo tutti perché questo era quello che volevano i Saar.
Scendemmo quegli scalini di pietra e tutti mormoravano dallo stupore tanto quella costruzione era magnifica e gigantesca.
I due sciamani Saar ci aspettavano. Le loro forme umanoidi gigantesche erano ora meno definite. Erano come due soli che emanavano uno uno luce giallina, l’altro violetta.
A uno a uno scendemmo verso l’acqua tiepida e avvolgente e riformammo dei cerchi intorno ai Saar. C’era chi piangeva dall’emozione, alcuni si abbracciavano come per essere tornati a casa dopo tanto tempo.
I Saar mi invitarono a raggiungerli in mezzo ai tre cerchi che avevamo formato e sentivo che gli altri mi spingevano amorevolmente.
Quando li raggiunsi comparve un terzo Saar, ancora più alto, dall’energia femminile, di colore bianco, come un fuoco e un vapore iniziò a levarsi dentro il Nuur.
Chiudemmo gli occhi o forse non potevamo più vedere, ma sentimmo che un fuoco bianco si era formato al centro della sala. L’acqua era evaporata in un lampo. Io ero divenuto più alto, ero Nun dei Saar, uno sciamano come loro.
Invitai le persone, donne, uomini e bambini ad entrare nel fuoco bianco. Uno a uno fino a unirsi dissolvendosi nel fuoco.
Ultimo entrai io. Il fuoco bianco si innalzò, fiammò verso l’alto scoperchiando il tetto del Saar. La colonna di luce ci proiettava molto lontano. Vedemmo pianeti, popolazioni amichevoli, luci e mondi colorati.
Quando il nostro compito fu completato ritornammo in qualche modo indietro. Ci risvegliammo intorno al nuur dei Saar. I nostri corpi, le nostre persone erano piene di quella grande felicità.

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